Page 6 - Rivista Rotary - MAGGIO-GIUGNO 2019
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RIVISTA ROTARY D2060
Europa, spinto dalla volontà di narrare il mondo dei migranti pelle in modo subdolo, causando ustioni chimiche spesso mor-
con lo sguardo di chi incrocia i loro occhi, indipendentemente tali, e che lasciano alle sopravvissute deturpazioni permanenti.
da leggi, percentuali e ideologie. “Sono un medico, ho fatto un Sono danni che riscontro sulle donne, poiché stanno sedute
giuramento - ha ricordato - e voglio solo fare il medico curando in terra nel centro del gommone, dove il liquido si concentra,
ogni paziente con scrupolo e impegno”. Con grande preci- mentre gli uomini si siedono solitamente sui bordi pensando
sione e passione ha così narrato la sua esperienza di medico a proteggerle dal mare. È questa l’unica vera malattia grave
in quella che è “la porta dell’Europa”; di colui che fu anche che rilevo con preoccupante costanza. Le sue parole, pacate
in prima fila nei soccorsi ai sopravvissuti della strage del 3 e commosse ma anche ferme nel sostenere la necessità di
ottobre 2013, quando le fiamme su un peschereccio carico di salvare le persone (“non i migranti o gli africani, ma le perso-
oltre 500 migranti causarono 368 vittime che lui, una a una, ne”), sono quelle di chi ha visitato più di 350.000 di quelle
dovette ispezionare. “Dopo quel disastro è cambiato tutto - ha persone, che le ha accolte, curate e ascoltate. Di chi vuole
sottolineato - perché prima arrivavano le ‘carrette del mare’, affermare con forza che il porto di Lampedusa “non è chiuso
barche fatiscenti ma che riuscivano ad affrontare la traversata. e non lo sarà mai, perché siamo pescatori, marinai: sappiamo
Poi, per paura delle requisizioni, i trafficanti di essere umani che quel mare è bellissimo e crudele; così come sappiamo che
hanno iniziato a usare gommoni, che spesso sono poco più di è ancor più crudele l’indifferenza di fronte a questo fenomeno,
canotti gonfiabili, molto economici e altrettanto insicuri, spinti soprattutto da parte dell’Europa”. Mentre, ricorda, “noi italiani
da un motore a benzina. Ed è a causa di quella benzina, che siamo bravi nell’accoglienza, anche se non lo siamo molto
durante il viaggio si spande nell’imbarcazione, che le donne nell’integrazione”. Accoglienza e integrazione che, non si può
contraggono quella che io definisco ‘la malattia del gommone’: tacere, fanno anche i conti con la paura. Anche sotto il profilo
ustioni e piaghe provocate da quella miscela che attacca la sanitario. Ma anche l’intervento della dottoressa Giuseppina
Napoletano, referente per la Regione Veneto del “Progetto per
Riccardo De Paola, il dott. Pietro Bartolo e Anna Paggiaro Tallon. la sorveglianza e la prevenzione delle patologie legate ai viaggi
e all’immigrazione”, è parso rassicurante in tal senso. Foca-
lizzandosi sui dati a disposizione della Regione Veneto per la
tubercolosi, ad esempio, negli ultimi vent’anni è evidente che
l’incidenza della malattia è in forte diminuzione (dai 598 casi
del 1997 ai 332 del 2017) e non è stato rilevato alcun rilevan-
te incremento dell’incidenza del virus tra i richiedenti asilo. A
chiudere gli interventi abilmente moderati da Andrea Pernice
- Past Governor del distretto 2041 nonché editore e direttore
della rivista Rotary Italia - è stato monsignor Bruno Fasani,
giornalista e Prefetto della Biblioteca Capitolare di Verona che,
pur mettendo in guardia da certo “buonismo che è in realtà
speculazione”, ha voluto rilevare come il fenomeno migratorio
sia diventato, in Europa, un problema d’identità. “Abbiamo
ridotto l’Europa a una questione di mercato - ha ammonito -
creando così il presupposto di una colonizzazione ideologica.
Ma non è colpa di chi arriva con la propria cultura, quanto di
chi non è stato capace di difendere la sua”. Un appello alla
responsabilità, quindi, a disciplinare e a gestire la dignità. Di
chi arriva, ma anche di chi accoglie.
6 . ROTARY D2060 . maggio/giugno 2019